primavera

“Per comprendere se stesso, l’uomo ha bisogno di essere capito dall’altro” - Thomas Hora, psichiatra

 

Quando siamo in interazione con qualcuno (anche con noi stessi), ci insegna lo psicologo Paul Watzlawick che “non è possibile non comunicare”. Tutto, di noi, veicola dei messaggi: il nostro corpo, lo sguardo, le espressioni del viso, l’abbigliamento, le parole che utilizziamo.

Ma cosa rende possibile la comunicazione?

Immaginiamo che qualcuno ci regali un fiore, per esempio un’ortensia, e ci dica: “questo fiore è un messaggio per te!”. Noi guarderemmo prima la persona che abbiamo davanti, poi il fiore, poi di nuovo la persona… e con sguardo confuso chiederemmo: “ma… cosa significa?”

Per poter comprendere quello che qualcuno sta tentando di comunicarci abbiamo bisogno di poter attribuire un significato ai segni che usa: che si tratti di fiori, di gesti, di espressioni del viso, di parole (basti pensare a quando fatichiamo a capire una lingua straniera)… abbiamo bisogno di riuscire a cogliere il significato dei segni che vediamo o che sentiamo, per comprendere il messaggio.

Come facciamo a comprendere che quando una persona ci mostra il palmo della mano, a volte sventolandola a destra e sinistra, questo significa che ci sta salutando? Lo abbiamo imparato perché, sin da quando siamo bambini, le persone intorno a noi hanno sempre fatto così. E’ un gesto che ha acquisito quel significato all’interno della nostra cultura e che viene tramandato di persona in persona.

A volte il significato è univoco all’interno della nostra cultura, come nel caso del saluto, ma altre…

A quanti di noi è capitata l’esperienza di venire fraintesi? “No, ma non intendevo dire quello!”. Soprattutto quando si usano le parole per comunicare, non è per nulla scontato che quello che abbiamo in mente e che cerchiamo di tradurre in parole venga compreso dall’altro così come lo volevamo dire. Anzi… Questo perché ogni persona interpreta il messaggio almeno un po’ a modo suo.

Usare le parole spesso è difficile, soprattutto quando si cerca di comunicare qualcosa di profondo come un sentimento… Allora, anche in psicoterapia, si ricorre all’uso di altri segni: colori, movimenti del corpo, musica, immagini… che veicolano suggestioni, e ci si può prendere il tempo per fare capire all’altro il proprio significato di quel segno. Non c’è un unico “dizionario” per capire i segni dell’altro, il suo linguaggio (non solo verbale!): quando siamo incerti, gli si può chiedere “che cosa significa questo per te?” e “ho capito questo… ho capito bene?”.

L’ortensia, nel linguaggio dei fiori, significa “grazie”. Se non conosciamo il linguaggio dei fiori, non sappiamo interpretare il messaggio secondo il “dizionario” del linguaggio dei fiori. Ma può anche essere che il nostro interlocutore ci voglia dare un significato tutto suo, e allora gli possiamo chiedere che cosa significa per lui. E può anche essere che quel fiore, di quel colore, a noi trasmetta delle sensazioni diverse da quelle che vorrebbe comunicarci la persona che ce lo sta regalando.

Attraverso la condivisione del significato si riesce a costruire un terreno comune nel quale capirsi, su cui piantare i semi della comunicazione efficace, da annaffiare per coltivare la relazione.

Questo avviene in tutte le relazioni, anche in quella tra ADS e beneficiario. Prendersi cura della persona significa anche prendersi cura della relazione, sprattutto attraverso la comunicazione, verbale e non verbale.

Buona Primavera! Che l’energia di rinascita che porta con sé vi guidi nel coltivare con delicatezza le relazioni e le comunicazioni con le persone che vi circondano.